LA RIFLESSIONE SUL NATALE DI MONS. DON ANGELO CAIRATI, PREVOSTO DI LEGNANO

In occasione del Natale, Mons. Don Angelo Cairati, prevosto di Legnano, ha accettato di condividere con noi il suo pensiero su questo tempo particolarissimo.

Natale è termine di cui, da tempo, il mondo commerciale si è impadronito. Ci si scambiano i regali, ma è bene non dimenticare il dono che ha generato questa tradizione. Si tratta dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Dio ha scelto di prendere un corpo. Facciamo dunque l’elogio del corpo umano. Il filosofo francese Gabriel Marcel affermava con vigore: “io sono il mio corpo”, cioè il corpo è parte di me, è quella parte di me che mi permette di entrare in relazione con gli altri, di realizzarmi come persona. Gesù è venuto ad insegnarci a vivere da uomini (cfr. Lettera di San Paolo a Tito 2, 11-14), cioè a svelarci il segreto del corpo, la corretta postura esistenziale da mantenere, il suo fine ultimo. Che corpo era il corpo del Cristo? Come il nostro corpo potrà, come il suo, rivestirsi di immortalità e vincere l’inevitabile corruzione?  Quello di Gesù era un “corpo donato” e non mero strumento di egoistica gratificazione a diversi livelli. Corpo donato non significa corpo castigato, bensì soma vittorioso sull’ambiguità che affligge ogni gesto corporeo dell’uomo: una carezza può significare consolazione, affetto, solidarietà, ma anche rapacità, voracità, possesso improprio. Il tocco di Gesù sanava, la sua parola nutriva e incoraggiava, il suo rimprovero era medicinale, il suo corpo da infante narrava la fragilità di Dio, il suo corpo piagato diceva solidarietà con le sofferenze umane e il suo corpo glorioso è una speranza per tutti noi. Ben venga dunque il Natale, Festa dell’Incarnazione del Dio con noi e ricordi a tutti la dignità che riveste l’altro da me con il suo corpo giovane o adulto, nero o bianco, sano o malato, uomo o donna, sempre essere vivente come me. Un sereno e santo Natale a tutti voi. 

 

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